Domea si basa sull’idea della progettazione partecipativa, in base alla quale anziani e persone con disabilità non sono solo “utenti” finali delle abitazioni, bensì co-costruttori del percorso: in quanto fulcro del loro progetto di vita indipendente, devono avere il potere di scegliere come sarà la loro stessa casa.

Grazie al lavoro svolto dallo Studio dell’Arch. Lorenzo Noè, è stato possibile personalizzare gli spazi interni di ciascuna abitazione sulla base dei gusti, dei desideri e degli hobby dei futuri abitanti. C’è chi ha scelto di fare una parete gialla perché “amo il colore del sole“, chi ha chiesto di avere una grande libreria perché “mi piace molto leggere e ho tanti libri da portarmi dietro“, chi ha deciso di portarsi una macchinetta del caffè “per poter invitare gli amici“.

“Ciascuno di noi ha detto le sue preferenze ma su alcune cose eravamo tutti d’accordo. Ad esempio sull’importanza di avere uno spazio privato da poter chiudere a chiave oppure la possibilità di avere uno specchio grande per potersi specchiare”.

Grazie al supporto del team di educatori è stato possibile far emergere sogni e desideri delle persone. E’ stato un lavoro di presa di consapevolezza con persone che solitamente faticano a esprimere le proprie preferenze perchè poco abituate a farlo (“Anch’io posso sognare una casa, anch’io posso osare e chiedere qualcosa che mi piace”).

In conclusione diciamo che le case, oltre che accessibili, vogliono anche essere belle, laddove “bello” assume un valore funzionale ed educativo nel sostenere le aspirazioni di ciascun individuo a scegliere per sé le migliori soluzioni possibili e nel rafforzare quindi autostima e fiducia in sé stessi.