I Protagonisti

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Melissa Marchesi

Educatrice presso Cooperativa Solaris

La particolarità del progetto Domea risiede secondo me nella forte e chiara compartecipazione dei destinatari. Dagli spazi personalizzati secondo i loro gusti, alla ricerca delle soluzioni che potessero essere le più funzionali per ogni persona, questo approccio permette di valorizzare le potenzialità dei residenti e di consentire una maggiore autonomia. Non è solo innovativo per le persone con disabilità coinvolte, ma è arricchente e stimolante anche per i professionisti che si trovano a dover lavorare in questo progetto. Difatti, abituati troppo spesso ad agire in modo automatico, secondo le regole per il buon funzionamento di un servizio, il progetto Domea chiede all’operatore di destabilizzarsi dalle proprie convinzioni e approcciarsi alle nuove situazioni che gli si presentano con attenzione e un pizzico di fantasia.

Una delle prime sfide professionali è proprio questa. Occorre per l’educatore conoscere a fondo le persone, le loro potenzialità e limiti, per fornire il giusto supporto. L’accompagnamento però non deve essere sostitutivo, i protagonisti attivi della propria quotidianità restano i partecipanti del progetto, ciascuno secondo i propri desideri e le proprie possibilità. Resta però importante sottolineare che per “vita indipendente” non si intende non fornire aiuti, ma anzi è proprio l’accompagnamento educativo che supporta la persona, valorizzandone le potenzialità presenti e aiutandola a scoprire e sviluppare nuove risorse personali.

Un altrettanto importante obiettivo è trovare le giuste modalità di convivenza, che possano essere rispettose delle esigenze di ognuno. Credo che ciascuno di noi abbia esperienza dell’impegno e della fatica che richiede mantenere un appartamento, per di più se condiviso con altre persone. Questa è l’emozionante e impegnativa sfida che l’educatore è chiamato a vivere insieme ai residenti, perché ciascuno di loro abbia la possibilità di vivere in un ambiente che considera sicuro e accogliente.

È stato entusiasmante vedere come il design ci permette di andare incontro ai desideri e alle esigenze delle persone. Nel processo di coprogettazione degli spazi il mio ruolo è stato molto diversificato. Con alcuni residenti abbiamo esplorato le caratteristiche ideali del proprio ambiente di vita, attraverso la creazione di un moodboard che ci ha aiutato a rappresentare graficamente con colori, texture e immagini ciò che associano alla propria idea di casa. Con altri invece mi sono recata direttamente in negozio, per scegliere e toccare con mano i complementi di arredo che fossero più funzionali per loro. Personalmente parto sempre dalla loro idea, dai loro gusti e solo successivamente propongo loro delle alternative per valutare insieme le differenti possibilità. Devo dire che spesso mi hanno sorpresa, anche di fronte a quello che può sembrare un semplice bicchiere hanno espresso in modo chiaro e deciso i loro gusti personali e non posso che ringraziarli di questo.

Vedo l’importanza del progetto Domea ogni volta che sento l’entusiasmo e l’emozione con cui i futuri residenti lo raccontano ad amici e parenti. È un grande passo, soprattutto per alcuni di loro e per le loro famiglie, che richiede di mettersi in gioco e anche, mi azzarderei a dire, di rischiare. Dalla sicurezza e protezione delle mura di casa, le persone passano ad uno spazio di maggior indipendenza, ma anche di doveri e impegni. Le aspettative e le sfide quotidiane sono molte, ma vederli iniziare ad arredare casa con le proprie foto e oggetti, invitare per un caffè gli amici o sedersi tutti insieme sulle poltrone del soggiorno, ti permette proprio di iniziare a renderti conto dell’importanza di ciò che si sta costruendo.