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Progetto Domea: l’architettura come esperienza di vita

L'Architetto Lorenzo Noè - progettista del cohousing Domea - racconta un nuovo modo di intendere l'architettura

“Questo progetto per me è stato un viaggio, un’esperienza che cambia la persona che la fa e la rende diversa.”

Con queste parole, l’Architetto Lorenzo Noè, progettista del cohousing Domea, racconta un modo di intendere l’architettura che supera la dimensione tecnica per diventare un’esperienza umana e collettiva. Alla base del progetto Domea, c’è un’idea semplice ma rivoluzionaria: coinvolgere chi abiterà la casa nella sua progettazione, restituendo ad ogni persona la possibilità di esprimere la propria soggettività e di “sentirsi a casa” nel senso più profondo. Non un’architettura PER qualcuno, ma un’architettura CON qualcuno.

LA CO-PROGETTAZIONE

Persone anziane e persone con disabilità sono state messe nella condizione di scegliere — dal colore delle pareti alla disposizione degli spazi — all’interno di un quadro di regole condivise, definite insieme all’architetto. È così che la figura del progettista si trasforma: da autore a regista di un processo di espressione collettiva. Un percorso che ha generato non solo ambienti abitativi funzionali, ma anche acquisizione di competenze, relazioni, scambi culturali.

“Io abito quando sono capace di fare delle scelte” – afferma l’Architetto Noè – “E se queste scelte sono informate, cioè sostenute da chi può spiegare le regole del buon uso degli spazi, il risultato è davvero ottimale.”

IL DESIGN PER TUTTI

Il progetto Domea rappresenta anche un esempio concreto di design inclusivo: una casa che è già pronta per essere abitata da tutti, senza necessità di adattamenti o soluzioni speciali, poiché le scelte fatte in termini ergonomici e funzionali rispondono all’esigenza di diversi livelli di sostegno.

Nel racconto dell’Architetto Noè emerge anche una riflessione più ampia, che riguarda ciascuno di noi: con l’avanzare dell’età, tutti perderemo parte delle nostre abilità — ed è proprio per questo che costruire spazi accessibili, belli e funzionali significa progettare per il futuro di tutti.

“Quando ho cominciato a guardare le persone che fanno parte del progetto con questa consapevolezza,” racconta Noè, “non ho più sentito alcuna distanza tra me e loro.”

L’esperienza del cohousing Domea mostra come l’abitare possa diventare un esercizio di autonomia, partecipazione e costruzione collettiva, anche per chi è spesso escluso dalle decisioni che riguardano la propria vita.

E ci ricorda che l’inclusione non è un concetto astratto, ma può diventare un modo di costruire — insieme.

Guarda il video con l’intervista completa.

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